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Noi, i ragazzi del Covid-19

Noi, i ragazzi del Covid-19.

Fenomenologia per immagini dell’esperienza pandemica

Dal 27 agosto 2021 sul sito istituzionale del Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi di Padova e sui canali digitali del Museo (Facebook e Instagram).

“Noi, i ragazzi del Covid-19. Fenomenologia per immagini dell’esperienza pandemicaè la nuova rassegna ideata dal Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi di Padova che va ad affiancarsi dal 27 agosto, accomunata proprio dall’essere stata concepita nei mesi forse più difficili dell’ultimo anno, ad Arte Eroica. Miti di una ritrovata libertà

Didattica a distanza, socialità azzerata, mancata condivisione, momenti vissuti assieme sempre più rarefatti e altrettanto rare occasioni di confronto con gli insegnanti. Se la pandemia, è innegabile, ha cambiato drasticamente la quotidianità dei giovani studenti, altrettanto vero è che per alcuni di loro è stata l’occasione per partecipare a un’esperienza di crescita che li preparerà al meglio ad affrontare il mondo del lavoro e non solo.

Un progetto il cui risultato oggi è il cuore di una mostra: “Noi, i ragazzi del Covid-19. Fenomenologia per immagini dell’esperienza pandemica”, una rassegna che va ad affiancarsi, accomunata proprio dall’essere stata concepita nei mesi forse più difficili dell’ultimo anno ad Arte Eroica. Miti di una ritrovata libertà” un evento fortemente voluto dall’Assessore alla Cultura di Abano Terme, Cristina Pollazzi, che, in quest’occasione non ha mancato di sottolineare quanto “queste iniziative siano importanti per invitare alla riflessione e stimolare la creatività affermando la personalità e i talenti di ciascun autore. Senza per questo dimenticare che sono un mezzo potentissimo per permettere al mondo degli adulti di conoscere e approcciarsi al pensiero e al vissuto delle nuove generazioni”.

Il progetto, introdotto già da qualche anno nei Licei e volto all’acquisizione di competenze trasversali indispensabili all’immissione nel mondo del lavoro (quali capacità di progettazione, programmazione, individuazione delle diverse fasi, rispetto delle consegne, comunicazione e presentazione del prodotto finale), ha coinvolto nel corso dell’anno scolastico 2020 – 21, trenta studenti del triennio del Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi di Padova. I partecipanti hanno frequentato un corso di formazione dedicato agli aspetti tecnici e culturali della fotografia al temine del quale sono stati invitati a realizzare un reportage di libera interpretazione che rappresentasse in immagini la propria esperienza della pandemia.

La fotografia – spiega il prof. Sergio Giorato, titolare del progetto e curatore della mostra – proprio per la sua specificità di utilizzare un codice analogico, si presta a essere insieme documento ed espressione, ad essere fedele riproduzione del dato ma anche manifestazione del pensare personale, per scendere fino all’intimità del sogno e del desiderio. Obbligata a guardare il mondo, la fotografia espone il fuori per dire anche ciò che accade dentro di noi, ciò che siamo, come viviamo e come siamo”.

I trenta reportage realizzati dagli studenti, impaginati in un modello grafico condiviso, hanno dato vita ad altrettanti lavori, i protagonisti della mostra “Noi, i ragazzi del Covid-19. Fenomenologia per immagini dell’esperienza pandemica”, visibile dal 27 agosto sul sito istituzionale del liceo   https://www.liceofermipadova.edu.it/  e sui canali digitali del Museo.

Ciò che emerge da questo mosaico di lavori non coordinati da un indirizzo consapevole ma lasciati alla libera spontaneità degli studenti – – spiega ancora il prof. Sergio Giorato – è una sorta di fenomenologia per immagini di ciò che per gli studenti, e dunque per estensione tipologica al mondo giovanile in genere, ha rappresentato la drammatica esperienza del Covid 19. Una fenomenologia, dunque, termine assunto dal lessico filosofico del Novecento, nel significato di lasciar parlare il fenomeno stesso nel suo accadere mentre accade, ma come filtrato dalle diverse sensibilità, dalle diverse prospettive, dalle diverse modalità di relazione che ciascuno di noi assume nei confronti del mondo. Emerge così il vedere di ciascuno come immerso nella puntualità storica e psicologica della sua condizione umana nell’istante dello scatto fotografico”.

La mostra si dipana in un percorso articolato in un susseguirsi di “sale virtuali” ciascuna delle quali accoglie i lavori degli studenti suddivisi per temi, così da rappresentare il modo in cui hanno subito, affrontato e vissuto i mesi della pandemia. Abbiamo così la sala del “cambiamento”, quello a cui ci siamo dovuti adeguare, e quella della “nuova normalità”, a cui siamo stati costretti ad abituarci quasi vivendo uno straniamento opprimente, ma anche quella delle “occasioni”, emblema dell’accelerazione tecnologica cui abbiamo assistito, che può arricchire e non soltanto deprimere il nostro vissuto. Proseguendo nella visita, si arriva ai “paesaggi del silenzio”, ovvero spazi urbani deserti che rievocano la Parigi vuota e surreale del fotografo Eugéne Atget d’inizio Novecento, ma anche spazi del quotidiano e il vuoto della scuola, che racconta della gravosa rinuncia alla socialità, connaturale all’umanità, ma più ancora alla giovinezza. L’ultima sala si fa portavoce di una sorta di lamentazione generazionale, quella di un popolo di giovani “untori”, guardati come portatori di sventura, che hanno perduto la loro Gerusalemme, costretti a casa, privati dell’imparare dialogico che costituisce l’essenza stessa della scuola, del contatto fisico, della voce, della mimica del volto. Una domanda sorge spontanea: “Ma gli adulti potranno mai comprendere…?”

 

No, gli adulti non potranno mai comprendere…

             cosa c’è nel cuore, nella testa, nel corpo di un giovane che ogni giorno lascia la “sua” camera, percorre un tragitto, entra nella “sua” scuola immergendosi nella fiumana dei compagni, così divenendo – da unico che era, solo con i suoi pensieri- parte di un tutto, centro di relazioni, oggetto di occhiate, chiamate, messaggi; soggetto elaborante, miscelatore di emozioni…  forza ed energia, depressione e angoscia, amore, rabbia. Tutto insieme, tutto e subito.

              Ecco l’adolescenza e la giovinezza che noi, persone di scuola, a scuola vediamo ogni giorno, con strumenti ben più raffinati di quelli generalmente in possesso di genitori, nonni e parenti.

              Eppure, anche  con il privilegio che deriva dalla professione, nemmeno noi possiamo comprendere appieno cosa ci sia dentro questi magici scrigni che sono i nostri studenti, quale tesoro nascondano. Loro tutti, non solo i talentuosi, non solo gli eccellenti.

              Su questo mistero, universale e arcaico, nel 2020 si innesta la pandemia, con i suoi vuoti, i silenzi, con assenze e interruzioni. Una desertificazione che in breve ha opacizzato il nostro vivere quotidiano, e che intendiamo riportare alla luce con questa coraggiosa mostra per immagini, pensata a scuola ma realizzata con scatti rapiti ovunque, a scuola e altrove.

              Ora, è giusto sottolineare che agli studenti è stato richiesto un compito, non un tradimento.  

              Non analisi e spiegazione, ma atto creativo (uno scatto fotografico) e suggestione: il mistero non sia svelato, semmai narrato con forza  evocatrice.

             

  Gentili ospiti, osservando queste fotografie sarete voi a giudicare se l’intento iniziale sia stato raggiunto, saprete  voi valutare se i nostri studenti abbiano o meno  meritato un giudizio positivo per aver ben eseguito il compito assegnato, se siano riusciti a raccontare la pandemia con i loro occhi senza dire troppo, senza confondere e banalizzare la loro idea  originale  nell’indistinto magma dei luoghi comuni e delle frasi fatte.

    A noi pare di sì, e con l’orgoglio dei maestri lasciamo il passo ai nostri meravigliosi studenti e alle loro fotografie, a quanto sapranno suggerire al vostro sguardo e al vostro cuore.

   Non sarà poco. 

Alberta Angelini, Dirigente Scolastica

Liceo Scientifico “Enrico Fermi”- Padova